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Storia dell’economia circolare: come si è arrivati a pensare sostenibile?

Per economia circolare, come sappiamo, non si intende un processo economico basato su meccanismi di produzione particolari; ma una nuova concezione economica, dove il rifiuto non è più uno scarto da gettare, bensì una risorsa da impiegare.

Oggigiorno, a fronte di disastri ambientali sempre più frequenti, se ne sente parlare spesso.

È necessario che tutti -cittadini e soprattutto aziende- inizino a sviluppare le basi di questo nuovo modo di intendere l’economia: maturando una consapevolezza etica sulla gestione dei rifiuti, e rendendosi conto di come ridurre gli sprechi possa favorire l’economia.

Ma qual è la storia dell’economia circolare? E come siamo giunti, negli ultimi anni, a sviluppare questa nuova concezione?

Storia dell’economia circolare: una questione recente?

La storia dell’economia circolare è molto più antica di quanto si immagini.

Potremmo dire, addirittura, che oggi si siano fatti passi indietro rispetto a un tempo.

Modelli sempre più efficienti e ottimali di gestione dei rifiuti sono stati accompagnati da un arretramento in termini di mentalità ambientalista.

Se oggi -è vero- disponiamo di tecnologie all’avanguardia, che permettono una gestione efficiente degli sprechi, e un riciclo importante di materiali compostabili, modelli economici improntati su una produzione forsennata, invece, hanno sviluppato abitudini mentali troppo legate al consumismo.

Storia dell’economia circolare: questione di mentalità

Nonostante non esistesse il concetto di impatto ambientale né di gestione dei rifuti, vi era, agli inizi della storia dell’uomo, una mentalità molto più tesa all’economia circolare che non adesso.

Anche se, bisogna ammetterlo, in maniera piuttosto inconsapevole.

Il concetto di economica circolare è stato istituzionalizzato negli ultimi tempi: reso un obiettivo politico con l’elaborazione di obiettivi strategici e piani per la riduzione di emissioni e l’efficientamento gestionale dei rifiuti.

In tempi antichi, dove era preponderante il fattore sopravvivenza, certo non si considerava il rifiuto come qualcosa di cui liberarsi.

Era tutto utile per essere reimpiegato come risorsa.

Risorse che alimentano la terra

Nelle società di caccia e raccolta, il concetto di rifiuto era pressoché inesistente.

Parliamo di comunità nomadi che si spostavano alla perenne ricerca di risorse per sopravvivere.

Non producevano nulla; gli scarti rappresentavano soltanto qualcosa per arricchire il pianeta, alimentandolo in un infinito ciclo di rinascita.

L’idea di liberarsi di una risorsa era ridicola e del tutto avulsa dal contesto di riferimento.

Eravamo tutti, senza rendercene conto, parte di un’economia circolare, che si sosteneva e alimentava autonomamente.

Storia economia circolare: quando si inizia a parlare di rifiuti?

L’idea di rifiuto nasce quando le comunità modificano le abitudini di vita.

Le prime società di agricoltori e allevatori producono beni in un unico posto, accumulando di riflesso materiale di scarto.

Parliamo di attività a impatto ambientale zero, basate su agricoltura, caccia e raccolta.

Il riferimento storico è il periodo del Neolitico: sarebbe eccessivo parlare di accumuli pericolosi di rifiuti.

Gli avanzi di cibo venivano offerti agli animali; lo sterco usato come fertilizzante e gli strumenti di lavoro tramandati di generazione in generazione.

Tutto, in pratica, era reintegrato nel ciclo della natura.

L’uomo -senza neppure accorgersene- viveva con le proprie risorse, senza sprechi né accumuli.

La storia dell'economia circolare affonda le sue radici nell'antichità, nel periodo delle prime comunità di cacciatori e raccoglitori. L'aumento di rifiuto si è verificato a partire dalla società industriale, e nel tempo sono state elaborate strategie per efficientarne lo smaltimento. Nella foto, un mucchio di scarti e rifiuti gettati.

Città più popolose producono più rifiuti

Piccole comunità agricole possono produrre un numero limitato di rifiuti, tutti ad alta capacità di riciclo.

La stessa cosa, tuttavia, non può dirsi circa città più popolose.

Nelle prime Città Stato il problema dei rifiuti inizia a porsi in modo significativo.

La loro gestione, spesso sottovalutata e trascurata, genera problemi igienico-sanitari importanti.

Storia dell’economia circolare: come sono gestiti i rifiuti?

Le soluzioni iniziali pensate per la gestione dei rifiuti riguardano l’uso di discariche: il sistema più vecchio che esista.

Queste si presentavano come buche profonde in cui i rifiuti venivano gettati per essere sepolti.

La prima è quella di Cnosso, a Creta; e risale al 3000 A.C.

Un sistema fognario viene poi progettato per trasportare le acque sporche fuori dalla città: i babilonesi nel 1000 A.C e i greci e i romani successivamente.

I greci, addirittura, istituirono un servizio di persone -gli Astimoni- che si occupava del trasporto dei rifiuti fuori dalle mura per sistemarli in un punto di raccolta.

Il primo abbozzo di un servizio di nettezza urbana o di aziende terze che trattano rifiuti speciali.

Pochi servizi igienici

Un grave limite nella gestione dei rifiuti in antichità è quello dei servizi sanitari: nelle case completamente assenti.

Se nel popolo greco non esistevano minimamente nelle abitazioni private, presso i romani erano presenti soltanto in quelle dei ricchi.

I rifiuti venivano gettati nei canali di scolo: questa fu una delle cause principali dell’epidemia di peste che devastò Atene nel 430 A.C.

Neppure erano presenti bidoni per la raccolta; mentre i romani avevano messo su delle discariche fuori dalla città.

Nonostante tutto, comunque, la mentalità non era ancora rivolta al consumo esasperato.

Semplicemente, i mezzi per la gestione dei rifiuti erano ancora molto limitati, e furono perfezionati durante il periodo rinascimentale.

L’era del consumismo inizia -da un punto di vista materiale, sociale e culturale- con l’avvento della prima rivoluzione industriale.

L’era industriale

Con l’urbanizzazione, le macchine industriali e l’impiego di materiali non sostenibili per prodotti monouso, si dà inizio al consumismo.

Uno stile di vita moderno, insieme a tutti i comfort dell’era tecnologica, cresce in modo vertiginoso: a una velocità superiore rispetto allo sviluppo di metodi efficienti di gestione dei rifiuti.

La mentalità dell’uomo -nell’era del consumo- si converte all’idea che ogni prodotto abbia un limitato ciclo di vita. Al termine di questo, diviene uno scarto, qualcosa da abbandonare.

È il contrario dell’economia circolare: l’uomo sviluppa un pensiero totalmente contrario ai cicli naturali a cui, invece, prima era integrato.

Si incrina il rapporto fra uomo e natura.

Storia economia circolare: i danni del modello consumistico

Il great Pacific Garbage Patch, la petroliera Exxon Valdex e la Terra dei fuochi nel nostro Paese sono i punti più preoccupanti raggiunti da questo modello industriale, ormai consolidato nel tempo.

Ancora oggi sopravvive l’uso delle discariche -alcune di queste abusive– che continuano a presentarsi come la soluzione meno dispendiosa.

I rischi di questo sistema di smaltimento sono però evidenti.

  • Diffondersi di germi e malattie, con tutti gli animali che vi banchettano sopra.

  • Rilascio di liquami che possono inquinare la terra e le falde acquifere.

  • Diffusione di esalazioni disgustose.

La storia dell'economia circolare è molto più vecchia di quanto non si pensi. Il problema dei rifiuti si è posto a partire dalla prima rivoluzione industriale. Tante le strategie elaborare per rendere sempre più efficiente lo smaltimento. Le discariche furono la prima soluzione avanzata: la più antica quella di Cnosso. Nella foto un operatore che lavora in una discarica.

Storia dell’economia circolare oggi

Quello che oggi impedisce il raggiungimento totale dell’economia circolare è una discrepanza fra modello di pensiero e tecnologie disponibili.

Oggigiorno, abbiamo mezzi disponibili non soltanto per garantire risorse per tutti, ma per riciclare materiale, garantire efficientamento energetico, la sostenibilità industriale e una perfetta gestione dei rifiuti.

Tuttavia, lo sappiamo, l’economia circolare non è semplicemente una questione di tecnologia disponibili -se ci sono, ovviamente, è meglio- ma di consapevolezza circa l’utilizzo dei rifiuti.

Preso atto che abbiamo tutti i mezzi per preservare l’ambiente, dobbiamo recuperare quella mentalità tesa al risparmio del risorse, che prima -quanto ancora non c’erano tecnologie adeguate- esisteva.

Economia circolare: perché un’azienda dovrebbe abbracciarla?

Giunti a questo punto della storia dell’economia circolare, è importante soprattutto assumere nuovi modelli mentali.

Accanto ai modelli di logistica sostenibile, la rigenerazione dei prodotti e l’efficientamento energetico ciò da cui un’azienda dovrebbe partire per favorire un’economia sostenibile è una gestione consapevole dei rifiuti.

Questi -quando si tratta di rifiuti aziendali- possono essere affidati a professionisti terzi che si occupano del trasporto e dello smaltimento, secondo la normativa e nel totale rispetto dell’ambiente.

Ricordiamoci che oggi il sentimento green della società civile è alto; e anche il consumatore è molto attento verso realtà aziendali che abbracciano modelli green.

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Qui la lista dei rifiuti aziendali trattati.